Gabriele Minì, il campione italiano dell’Italian F4 in carica, dalla Abarth A112 di papà al sogno Formula 1
La passione nella voce quando si parla di motorsport è palpabile. Gabriele Minì ha respirato aria di motori sin dalla tenera età: nella sua famiglia tutti correvano e corrono ancora, dal nonno, al papà, che correva negli slalom proprio con una A112 Abarth, allo zio, ma il giovane siciliano li ha già superati, vincendo l’Italian F4 Championship Powered by Abarth 2020 con i colori dell’ACI Team Italia, la “nazionale” della Federazione al fianco dei giovani piloti.
Primo italiano a vincere il titolo tricolore alla settima stagione della serie propedeutica della Federazione che, nel suo albo d’oro, vanta i nomi di Lance Stroll, Marcus Armstrong ed Enzo Fittipaldi e che ha visto transitare piloti del calibro di Mick Schumacher, Lando Norris e Robert Shwartzman. La sua stagione, la vittoria e i consigli alle “new entry” della serie del giovane palermitano che sogna la Formula 1.
Una stagione, quella del 2020, emozionante e avvincente per il giovane siciliano che, da rookie, ha subito dettato il passo, trionfando con una gara d’anticipo nell’F4 tricolore, motorizzata Abarth: “Di emozioni ce ne sono state veramente tante lo scorso anno – commenta Minì – vincere all’esordio non è per nulla facile e la soddisfazione è grande, ma il momento più emozionante credo sia stato dopo gara 3 a Imola quando ho saputo di aver vinto il campionato. Fare un campionato all’anno e vincerlo significa centrare il 100% degli obiettivi”.
Un 100% costruito già dai kart, dove il pilota di Palermo ha stupito tutti dall’inizio, a 7 anni, sino a ritagliarsi uno spazio tra i grandi, sfiorando le vittorie ad europei e mondiali. Per arrivare al vertice, però, il segreto di Minì è solo uno: “Bisogna avere la pazienza di migliorare giorno dopo giorno, test dopo test, senza aspettarsi di andare subito forte. Questa è una caratteristica che ho acquisito nel corso del tempo e anche gli errori fatti sono stati fondamentali per imparare e, senza voler strafare, sono riuscito a portare a casa punti quasi in ogni gara”.
20 gare disputate nell’Italian F4 Championship Powered by Abarth e un solo ritiro, in gara 3 a Monza, con tutte le altre finite in zona punti. 4 vittorie, 12 podi e 5 pole position il bottino del 15enne in forza al team Prema che, ad Imola, ha conquistato il campionato, eleggendo il tracciato intitolato ad Enzo e Dino Ferrari come uno dei suoi preferiti, nonostante nel secondo round stagionale, proprio il circuito del Santerno sia stato uno dei momenti di difficoltà: “Le piste si apprezzano per i risultati: se vai forte una pista è bella, se non vai forte non lo è, infatti penso che la tappa più difficile sia stata la seconda, sempre a Imola, ogni due giri, nel corso delle qualifiche, veniva esposta bandiera gialla e non sono riuscito a far meglio del settimo posto. Direi che Imola, oltre ad essere stata la mia pista preferita, è stata anche quella dove ho avuto più difficoltà”.
Tanti chilometri tra test e weekend di gare e una vettura che, giorno dopo giorno, ha sentito sempre più sua, migliorando sensibilmente nelle prestazioni e nella guida. Gabriele Minì, a dispetto della giovane età, è stato da subito un ottimo alleato del team nel trovare il set up giusto, portando in pista una monoposto sempre al top: “Come prestazioni è sempre stata una buonissima vettura – racconta Minì – le differenze sono minime tra una macchina e l’altra e questo è sinonimo di qualità. Anche l’affidabilità è un punto di forza, in tutta la stagione non ho mai avuto un problema. Ma quello che fa la differenza per vincere è un buon set up per il quale il team gioca un ruolo fondamentale. Come freni, come acceleri, come gestisci le gomme e il motore sono dettagli che hanno un effetto importante sul comportamento della monoposto e quella che per me può essere una vettura sottosterzante, per un altro pilota può essere il contrario, per questo motivo credo che il pilota sia il ‘primo set up’. Io riferendo i dati al team trasmetto le mie sensazioni e la loro grande capacità è stata quella di darmi sempre una vettura competitiva”.
Una vettura che ha consentito a Minì di essere il primo italiano a vincere una serie totalmente tricolore: telaio Tatuus, motore Abarth, gomme Pirelli, team Italiano. Le responsabilità, dopo una vittoria importante come quella del quindicenne Gabriele Minì, aumentano e il bagaglio tecnico può essere messo a disposizione di chi arriverà dopo, con qualche consiglio ai piloti che, nel 2021, affronteranno la F4: “Il primo consiglio è sicuramente quello di avere pazienza e calma nelle gare, senza cercare, per forza, la vittoria, ma cercando di arrivare il più avanti possibile. I campionati sono fatti da tante gare quindi è inutile cercare sempre il limite, rischiando di gettare via quanto di buono si è costruito”.
La vittoria nella serie F4 non è l’unico legame di Minì con Abarth. Un brand che al giovane campione porta alla mente la parola “performance”, ma non solo, perché nella famiglia Minì c’è sempre stata la passione per il motorsport e per il brand fondato da Carlo Abarth: “Abarth mi ricorda anche le gare di mio papà che correva negli slalom con la A112 Abarth. Diciamo che la passione non manca nella famiglia Minì: mio papà, mio zio, mio nonno correvano e adesso anche il mio fratellino ha iniziato a correre, quindi direi che lo sport di famiglia è sicuramente l’automobilismo. L’Abarth A112 ho provato a guidarla solo per qualche metro, ma ho avuto la fortuna di salire di fianco a mio papà. È stata un’esperienza divertentissima che spero di ripetere presto, magari facendo sedere lui di fianco”.
Nel futuro di Gabriele Minì c’è un sogno, quello di ogni ragazzo che inizia la carriera automobilistica, ma prima del sogno c’è un percorso e tanta strada da percorrere: “Il sogno è quello di arrivare alla vetta dell’automobilismo, in Formula 1, anche se è molto difficile. – commenta Minì – Diciamo che la strada non è in verticale, è proprio sottosopra per quanto è in salita, però a parte i sogni devo concentrarmi stagione dopo stagione e fare il mio meglio per crescere, poi quello che arriverà sarà sempre ben accetto purché possa continuare a correre”.