Coppa Teodori al Top, ma il Civm è alla ricerca di una nuova identità
Tornato da Ascoli, dove sono stato per la prima volta, la prima immagine che mi viene in mente, non poteva essere altrimenti, è il percorso, un percorso per tutti, e per nessuno. Articolato, per amanti della gara guidata ma anche per chi ama la velocità, stretto in alcuni tratti, largo in altri. Con un parco chiuso che, credo, non abbia eguali.
Una gara scontata nel risultato per l’assoluta (la decisione di Merli di non partecipare per la collocazione, nelle ore antecedenti alla gara, di una chicane sul tracciato, aldilà dei commenti differenti in un’Italia che da sempre, Guelfi e Ghibellini, si spacca su tutto, ha aperto un’autostrada ad un Faggioli che comunque non si discute) ha vissuto nelle battaglie per i vincitori di gruppo e di classe.
Vivere in modo più intenso che in altre occasioni la vita del paddock e del parco chiuso, mi ha messo a contatto con un mondo di sportivi genuini, capaci di sopportare decisioni non sempre chiare di chi governa questo Civm, che dissertano su probabili soluzioni a regolamenti non sempre improntati alla logica, che forse sarebbe bene fossero ascoltati. A volte le idee di chi vive quotidianamente una certa realtà sono quelle giuste. Un’ultima annotazione la voglio fare per i “figli di un Dio Minore”, vale a direi piloti delle auto storiche e delle produzioni che sono saliti nella (quasi) indifferenza generale, dopo la fine della gara del Civm.
Esigenze televisive li collocano in coda, quando il sipario è calato, negletti e abbandonati, in pista tra l’indifferenza generale. Loro che, comunque, a passione per le gare in salita di certo non sono secondi a nessuno. Una riflessione, forse, sarebbe opportuna.