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25 aprile 1982: sulle rive del Santerno va in scena il tradimento

Max Lo Verde 25 Aprile 2024

“Non la natura che è unica per tutti, distingue i nobili dagli ignobili, ma le azioni di ciascuno e la sua forma di vita.” Epicuro
il 25 aprile di 42 anni fa andò in scena il prologo di una immane tragedia.. uno dei tradimenti più vergognosi della storia dello Sport. Un “uomo” piccolo piccolo colse un’occasione unica per dribblare ogni regola etica, ingannando l’amico che lo aveva sportivamente umiliato, cancellato per più di un anno.. il francese viziato quel giorno rubò una sacrosanta vittoria di Gilles, che non fu tradito solo dall’amico, ma da tutta la Ferrari, a partire dal Drake. Nei giorni successivi, chi ha vissuto quei giorni e li ricorda benissimo, si rincorsero voci di ogni tipo.. nate a partire da quella frase rabbiosa di Gilles appena rientrato ai box di Imola “E ora cercatevi un altro pilota!”.
Gilles era il numero uno indiscusso, di quel tempo e forse di ogni tempo.. lo sapevano bene i suoi compagni, che lo proclamarono in più di una occasione ed in tempi non sospetti, a partire da Lauda, passando per Laffite ed Arnoux. Dietro le quinte del palcoscenico di quella tragedia esplose il delirio: Gilles ebbe proposte da diversi team, dalla Williams ad esempio, ma l’indiscrezione più attendibile che sembrava prender corpo era la creazione di un team proprio, con la Renault che offrì immediatamente i suoi motori ed accanto a lui nel team Villeneuve avrebbe potuto esserci Arnoux, il pilota che con lui era stato fiondato nella leggenda nel pomeriggio del 1 luglio del 1979 a Digione in Francia, con un duello che sarebbe rimasto per sempre esempio di ardimento ma soprattutto di lealtà e fiducia nelle capacità e nella correttezza dell’avversario. Lui si, René, avrebbe potuto sedere a fianco del canadese. Il 25 aprile del 1982 ebbe l’effetto di un drammatico e brusco risveglio per Gilles, un cavaliere naif d’altri tempi, con l’armatura immacolata e armato di sentimenti come lealtà e rispetto che la viltà del francese e il pragmatismo di Enzo Ferrari infangarono.

Due settimane dopo a Zolder ci sarebbe stato l’atto finale della tragedia annunciata sulle rive del Santerno le cui onde schiumavano di rabbia quel giorno.
“Se l’epica è, per definizione, il genere a cui le civiltà hanno delegato la consacrazione dei propri miti fondativi, è fuori discussione che essi passino attraverso figure, gli eroi, il cui compito primario è quello di fissare con la morte un rapporto dialettico di confronto e superamento. Il profondo legame che unisce eroe e morte, infatti, non dipende soltanto dal fatto che la morte rappresenta un ineluttabile esito della guerra, terreno privilegiato della narrazione epica e dell’azione eroica, ma ancor più dal fatto che la morte rappresenta nella vita dell’eroe il momento supremo dell’autoaffermazione: la fama, il kleos, l’immortalità dell’eroe dipendono in primo luogo dal suo sprezzo della morte e, in secondo luogo, dal consumarsi della sua vita anzitempo, prima della corruzione del corpo e dello spirito. Per quanto dunque i modelli eroici siano cambiati nello spazio e nel tempo, questo paradigma del rapporto tra eroe e morte è in qualche modo sostanziale a qualsiasi narrazione eroica ed epica.” Da “La morte dell’eroe” di Comelli – Tomasi.

La morte di Gilles l’8 maggio del 1982 a Zolder lo ha consegnato all’immortalità, la sua vita, le sue gesta sono assimilabili a quelle degli eroi dell’epica. Un gigante rispetto a quel piccolo borghese che viene ricordato più per quel gesto infame del 25 aprile del 1982 che per le sue imprese sportive. Uno capace di andare ad offrirsi allo storico sponsor personale di Gilles Villeneuve, la Giacobazzi, che per Gilles era quasi una seconda famiglia, appena qualche giorno dopo la tragedia di Zolder. Il tempo, la Storia, ha rimesso ogni tassello al suo posto, ma la ferita di quel 25 aprile nessuno potrà mai dimenticarla. Salut Gilles!