Cinquecentoventi km divorati sulla mitica strada trentina per il veterano della scuderia ViMotorsport, testimonial del marchio AlpenPlus, portatore sano di tanti aneddoti vissuti nella leggendaria sfida a quota 1600.
TRENTO – Chi corre in pista, e’ ben consapevole che il suo appuntamento col mitico tempio della velocità di Monza, inesorabilmente arriverà.
Allo stesso modo, chiunque competa in salita, sa che un giorno si misurerà con le grandi insidie ma anche col fascino unico, della gara in salita più lunga d’Europa. Per il testimonial del brand AlpenPlus, sarà la terza stagione sul Monte con la Honda Civic EP4-Generation, di taglia RS2000. In più occasioni quindi, Venturi ha vissuto dal basso della sua ex Elia Avrio, le 182 curve col 9% medio di rampa, della celebre gara del prossimo week end. Il pensiero di Paolo Venturi:
“Mi schiererò per l’undicesima volta a Montevideo, per questa grande classica della montagna.
Quando iniziai a correre in salita, nel 2008, sapevo che prima o poi anche io mi sarei dovuto/voluto confrontare con la gara più lunga d’Europa: era una sorta di sfida. Tanti gli aneddoti che mi legano a questa prova difficilissima. Del 2012, ricordo soprattutto le dritte che l’amico Roberto Parisi mi diede, non tanto per fare una salita onorevole, ma almeno, per fare una salita sicura: “E’ difficile che tu ti possa ricordare tutto il percorso ma sicuramente, se non vuoi fare danni, ti devi ricordare queste cinque curve dove non devi assolutamente sbagliare.” Questo fu il suo perentorio incipit e da allora il percorso l’ho sicuramente imparato bene. Ormai infatti, in ogni frangente della gara, capisco esattamente dove mi trovo e quale sarà la prossima curva. E’come se avessi appreso i suoi punti cardinali.
Alle mie dieci Trento Bondone sono legati tantissimi ricordi, che giacciono nel mio cervello come dei flash: nel 2013, in prova, ruppi la catena appena dopo Vaneze e mi parcheggiai prima del tornante alla fine del paese, giusto in tempo per assistere al numero di una Formula, che se non ricordo male era guidata da un pilota francese. Per evitare di finire dentro al garage che è alla sommità del tornante, si arrampicò sul muro che c’è subito dopo, disintegrando l’ala, anche se poi riuscì a correre il giorno dopo.
Nel 2014 o nel 2015 invece, partii in prova con le gomme slick, salvo incappare in un gran temporale nella zona di Sardagna e fra fiumi d’acqua ed a passo d’uomo, arrivai fino al traguardo di Vason. Situazione analoga mi accadde nel 2021, quando partii con le gomme intermedie, che mi sembrava avessero un grip ottimale ed invece poche curve dopo l’abitato di Candriai incappai in un torrente d’acqua del tutto inaspettato, che mi spedì dritto contro il rail lasciandomi con un passaruota penzoloni. Il commissario mi fece segno di tornare indietro fino a lui per mettere la macchina in sicurezza (nel frattempo avevano fermato le partenze), ma così facendo mi accorsi che il volante sembrava dritto e quindi apparentemente non c’erano danni nella zona dello sterzo. Invece di parcheggiarmi mi rimisi in strada e proseguii fino al traguardo con la carrozzeria penzolante, alla maniera del mio grande idolo Gilles Villeneuve.
Il mio record personale al Bondone è di 10’45”, stabilito nel 2018 con la Radical SR4-Evo noleggiata all’AutoSport Sorrento dall’amico Tonino Esposito. In quella edizione, tutto andò per il verso giusto. Altro focus che mi torna in mente quello del 2024, quando mi fu chiesto di fare lo speaker alle premiazioni ed ebbi così la fortuna di poter celebrare con somma emozione, la prima vittoria di Luigi Fazzino in questa grande classica della montagna.
La Trento-Bondone è una sfida che si “inietta” dentro e ti replica intatto il suo sapore speciale anno dopo anno, tanto da voler desiderare ancora una volta come la prima, di vivere appieno quelle emozioni che solo lei sa dare.