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La vendetta di Astarte

La rugiada non basta alla dea dell'amore
Max Lo Verde 20 Aprile 2007

Vi sono dei luoghi in cui il mito si intreccia alla storia e ne diventa parte integrante. Erice è di certo uno di questi posti magici. Il monte su cui sorge è noto fin dall’antichità per la vezzosa abitudine di adornarsi la cresta di nubi, un po’ come il monte Olimpo, ed è da sempre considerato un luogo di culto per la dea dell’amore e della bellezza, Astarte per i cartaginesi, Afrodite per i greci e Venere per i romani. Il culto della “venere ericina” rese nell’antichità questi luoghi famosi in tutto il mediterraneo. Vi starete già chiedendo che c’entra tutto ciò con la gara del campionato europeo della montagna che si è svolta domenica sui tornanti del monte Erice. Ed invece, proprio la figura della mitica dea è la chiave di lettura più sensata per tutto l’irrazionale weekend di gara! Già dalle verifiche serpeggiava qualche sospetto, con l’esclusione delle Norma. Qualche maligno miscredente aveva già ipotizzato delle oscure manovre alla base della decisione dei commissari. In realtà pare che la divina Venere, scorgendo l’iberica Vilarino, l’abbia confusa con quella bacchettona della “casta diva” della Norma del Bellini e, inorridita, ha fatto in modo di toglierla subito di torno.

E poi: in 49 edizioni della gara mai aveva piovuto la domenica, giusto alla 50esima viene giù il diluvio! Anche qui una spiegazione c’è: solo chi era presente ha potuto rendersi conto dello sforzo dell’organizzazione. Tutto era perfetto, a partire dai paddock su più livelli e divisi per categorie, la sala stampa con delle postazioni internet collegate via satellite, una diretta radio via web ed un’altra sperimentale anche video, insomma un evento che rischiava di oscurare la fama della nostra permalosa venere ericina. Una delle leggende del luogo racconta che la rugiada del mattino cancellava i segni dei sacrifici offerti alla dea, la quale, resasi conto che in questo caso non sarebbe bastata qualche goccia d’acqua, ha chiesto aiuto a Giove pluvio che, sul più bello della manifestazione, (come si fa a dire di no a venere…) ha inondato tutto con degli intermittenti quanto violenti scrosci di pioggia… In realtà, già prima delle prove di sabato aveva piovuto, ma il vento aveva presto asciugato il tracciato ed il confronto stellare non ne aveva risentito.

Era stato Rosario Iaquinta a svettare a bordo della sua Lola, ma il vantaggio risicato ed il passaggio sul traguardo al rallentatore da parte di Faggioli, che si era tenuto in serbo diversi secondi per la gara, lasciavano presagire che per le Formula  il confronto non sarebbe stato affatto facile. Le prove avevano anche  promesso uno spettacolo unico per la domenica, con un intertempo mostruoso di Bruno Ianniello con la sua Delta S4, prima che si fermasse per un manicotto della turbina sfilato. Un Giorgio Leonardi e la sua Audi A4 strepitosi, così come Scammacca, al debutto con la Clio cup o Arceri con la Citroen C2 Super 1.6. La seconda manche di prove è stata falsata dalla pioggia che nel frattempo aveva ripreso con vigore. Ed eccoci a domenica.

L’atmosfera è quella delle grandi feste, anche se il monte Erice già dal mattino ha la sua coroncina di nubi che ne oscura la sommità… il buonRocco Aiuto, che quel monte lo conosce come le sue tasche, scuote la testa preoccupato. La gara parte in perfetto orario con la manche delle storiche che si conclude senza problemi. Tra i partenti anche Paolo Baldi, papà di quel David protagonista nel team Faggioli, al volante di una splendida Jaguar E. Dice che per guidare quella vettura però ci vuole “pelo”, gli si crede sulla parola, dati i suoi enormi baffoni ed il suo secondo posto finale dietro l’Alfa di Errera. Nel secondo raggruppamento, l’inconfondibile rombo della 128 di Luigi Grimaldi giunge al traguardo con un vantaggio abissale sui suoi avversari. Con la sua Osella tirata a lucido, dopo l’ultima apparizione negli slalom, Ciro Barbaccia nella seconda manche sigla un tempo che, oltre a garantirgli la vittoria, fa sfigurare molte delle sport “moderne”. Il suo rivale di classe, Corallo, era apparso eccessivamente nervoso già dal sabato. Nel frattempo nel paddock si lavora freneticamente. Ianniello ha rotto la turbina e compie una specie di miracolo per sostituirla in tempo per la gara, lavorando personalmente sugli scarichi roventi. Qualcuno invece non è presente, come Ragastas, che ha picchiato con la sua Ferrari nella seconda manche delle prove del sabato. Pisano dà l’ultima lucidata alla sua splendida Golf, Isolani sorride a tutti nonostante gli evidenti problemi elettrici della sua meravigliosa Ferrari, Simone Faggioli, seduto sul guard rail insieme ai compagni di squadra, organizza un mini briefing per chiarire gli ultimi dubbi, sotto l’occhio sornione di Enzo Osella. Tutti appaiono preoccupati però dalle continue interruzioni della gara. La posta è alta, l’impegno massimo, ma la scivolosissima strada di Erice non perdona e diversi attesi protagonisti non vedono il traguardo, qualcuno con danni più seri, come Walter Russo con la sua 106, altri, come Ruxal e Scammacca, con pochi danni, ma tanta delusione per l’occasione mancata. Mentre la partenze si susseguono, Rocco Aiuto smette di scuotere la testa quando viene fuori il tempo della sua terribile figliola: Francesca ha limato altri quattro secondi al suo già notevole tempo delle prove e vince la classe con oltre 14 secondi di distacco dal più vicino avversario. Fantastica. Da lontano, il cordone umano colorato che fiancheggia la strada per tutto il percorso sembra ribollire di entusiasmo. Molti di loro erano già piazzati nelle migliori posizioni già dalle prime luci dell’alba e cingono con un abbraccio affettuoso tutti i partecipanti. Chi non era abituato a questo straordinario pubblico non crede ai propri occhi. Dal paddock in basso la visuale è impressionante. Ma a stemperare questo calore arriva la pioggia.. Alla partenza delle E1 più potenti l’asfalto è già bagnato. L’accelerazione delle Delta di Fulvio Giuliani e di Bruno Ianniello, così come quella dell’Audi di Giorgio Leonardi, è sconvolgente. Il direttore ferma la gara e la dichiara bagnata. Vien dato il tempo di montare le rain ed adeguare l’assetto. In quelle condizioni le Formula e le Sport appaiono quasi goffe in partenza. Impossibile scaricare i cavalli. Isolani si gira ed è già un miracolo che non faccia danni. Faggioli parte rabbioso, per lui la strada sembra quasi asciutta. Il suo tempo finale sarà di quasi 16 secondi più basso del secondo classificato, il compagno Christian Merli. Senza parole.

Iaquinta scende dalla Lola con qualche capello bianco in più: Kramsky con la sua Reynard si gira e ridiscende il tracciato in controsenso in cerca di un punto in cui fare manovra! Solo che la sua ricerca prosegue per centinaia di metri, fino a che Iaquinta se lo trova davanti! Tragedia sfiorata. Quando si conclude la manche, verso le 15,00 molti tirano un sospiro di sollievo. E sono in tanti anche a pensare che la gara si sarebbe dovuta concludere a quel punto. Ma chi è di quest’avviso dimentica che stiamo parlando di una gara di campionato europeo, con l’osservatore Fia, seduto sul palco alla partenza che annota ogni particolare. La posizione di Remo Cattini, direttore di gara, non è certo invidiabile. Ma quel che succede dopo ha dell’incredibile: sul rettilineo finale, la 106 di Gurrieri raggiunge la Sierra Cosworth che era partita prima di lui e tenta il sorpasso. La 106 affianca la Ford che invece stringe sempre più verso sinistra.. Gurrieri tenta una manovra di emergenza per evitare l’impatto, ma parte in testacoda e va a schiantarsi contro il palco dei cronometristi posto sul traguardo! Altra tragedia sfiorata! Per fortuna solo tanta paura, ma nessun ferito. Certo che le invocazioni di Niki Mazzara in diretta web e la sua voce dopo l’impatto, la dicono lunga sul pericolo scampato…
C’è da dire una cosa: è vero che gli incidenti, specie in queste condizioni, fanno parte del gioco, ma è anche vero che se si affronta un tracciato così scivoloso ed infido con delle rain davanti e delle slick dietro (!!) come ha fatto Gurrieri, la sua scelta di effettuare un sorpasso sul rettilineo d’arrivo, appare quanto meno azzardata se non irresponsabile.
L’incidente pone di fatto fine alla gara, perché, mentre si tenta di ripristinare il servizio cronometraggio, spazzato via dalla Peugeot, la nebbia cala come un provvidenziale sipario sul tracciato inondato d’acqua.

La delusione è palpabile, il maltempo ha mortificato gli sforzi di tante persone e privato gli spettatori di uno spettacolo da ricordare. Ma questa edizione sarà comunque indimenticabile.
Con queste premesse, in attesa della 51° edizione, che ci crediate o no, il prossimo anno, magari il giorno delle verifiche, fate una passeggiate sull’antica acropoli di Erice. Vi si giunge attraverso i giardini del Balio, meravigliosa panoramica da dove l’occhio può spaziare fino alle isole Egadi.
Lì, sulla spianata della fortezza, spesso battuta da nebbie che si ispessiscono e si diradano improvvisamente, dove un tempo sorgeva il tempio di Astarte, troverete il pozzo a lei intitolato.. dedicatele un pensiero. Spesso basta questo a render felice una donna, foss’anche la dea dell’amore.

E magari… la domenica splenderà il sole!
Alla prossima!